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Storie di Trasformazione
e Crescita

In questa sezione vengono condivise esperienze significative di trasformazione e crescita.

Ogni caso racconta una storia unica di sfide affrontate, ostacoli superati e risultati raggiunti attraverso il supporto e l'orientamento che fornisco ad ogni singolo cliente.

Narciso e la coppia – La storia di Ester

Ester ha impiegato tempo e coraggio per riconoscere ciò che stava accadendo nella sua vita. Per anni ha convissuto con un partner che, dietro la maschera di amore e presenza, nascondeva un atteggiamento narcisistico e fortemente vessatorio. Ogni volta che provava a esprimere un bisogno, un’emozione o anche solo un’opinione personale, riceveva in cambio parole taglienti: “Sei pazza, sei stupida, sei tossica”. E il dramma più profondo era che lei stessa aveva finito col crederci.

All’inizio pensava fosse normale: litigi, umiliazioni, silenzi carichi di disprezzo. Forse, si diceva, era il prezzo da pagare per ricevere un po’ di attenzione, un briciolo d’amore. Senza accorgersene, aveva iniziato ad associare il maltrattamento alla cura, l’umiliazione all’attenzione, l’amore al sacrificio della propria dignità.

Quando ci siamo incontrate per il nostro primo incontro di counseling, Ester portava addosso il peso di anni di svalutazioni. Era convinta che la sua voce non avesse importanza e che fosse lei a essere “sbagliata”. La priorità iniziale è stata lavorare sul rimettere ordine: distinguere ciò che era davvero Amore da ciò che, invece, era tossicità travestita da normalità. Anni di condizionamenti avevano radicato convinzioni profonde, difficili da lasciar andare. Eppure, poco a poco, qualcosa dentro di lei ha iniziato a cambiare.

Il lavoro è stato duplice. Da una parte, si trattava di lasciar andare le false credenze che le impedivano di vedere la realtà con lucidità: l’idea che valesse meno degli altri, che dovesse sempre guadagnarsi amore e riconoscimento, che la sua voce non meritasse di essere ascoltata. Dall’altra, era necessario ricostruire un senso di sé più saldo, imparando a riconoscere i propri bisogni senza aspettarsi che fosse l’altro a doverli colmare. Questo processo non è stato lineare: ci sono stati momenti di entusiasmo e liberazione, ma anche cadute, dubbi e lacrime.

Il punto di svolta è arrivato quando Ester ha trovato il coraggio di dire “basta”. Non tanto a lui, quanto dentro di sé. È stato un atto interiore, prima ancora che esteriore: una presa di coscienza che le ha permesso di mettere limiti chiari e di osservarsi con occhi nuovi. In quel momento ha compreso che meritava di più, che non era destinata a vivere prigioniera della gelosia, della pretesa e della svalutazione. È stato come se si fosse accesa una luce: per la prima volta ha visto se stessa non più come una donna sbagliata da correggere, ma come una persona meritevole e capace di scegliere.

È stato come portare sulle spalle un peso enorme e, un giorno, avere finalmente il coraggio di posarlo a terra. Questo l’ha resa leggera, l’ha fatta respirare di nuovo a pieni polmoni.

Oggi Ester cammina con passo diverso. Non ha più “ancoraggi” che la tengano ferma in acque stagnanti. Sta progettando la sua vita con occhi nuovi, con la consapevolezza che può costruire il futuro che desidera senza dover più fingere di essere ciò che non è. È diventata la versione più autentica di sé stessa.

La sua storia ci ricorda che il percorso di consapevolezza, anche se doloroso, può trasformarsi in un cammino di liberazione, che la vulnerabilità non è un segno di debolezza, ma la porta d’accesso a una nuova forza interiore: quella di scegliere sé stessi, la propria dignità e la propria libertà.

E ora Ester sente di procedere nella vita come mai fino ad ora avrebbe creduto possibile.

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Il Viaggio di Silvia dentro sé stessa

Nel silenzioso rifugio del mio studio di counseling, ho avuto l'opportunità di assistere al percorso di trasformazione di Silvia (nome di fantasia), una donna coraggiosa decisa a riportare la serenità nella sua relazione di coppia. Il suo viaggio ha avuto inizio dopo avermi vista ospite in una puntata su Telecolor, dedicata alla Comunicazione Non Violenta.
Silvia, inizialmente, si è presentata come una donna timorosa, con la paura palpabile di non riuscire a risolvere i conflitti che affliggevano la sua relazione da anni: "Quando ci siamo conosciuti, eravamo così felici," mi raccontava con nostalgia. "Eppure... qualcosa è cambiato nel corso degli anni."
Con l'avanzare degli incontri di counseling individuale, Silvia ha iniziato a rivelare uno strato dopo l'altro le dinamiche nascoste che minavano la sua connessione col marito. 
La sua presa di consapevolezza è stata fondamentale: ha scoperto che strategie inconsce la portavano a celare i propri bisogni ed emozioni, incolpando l'altro per la mancanza di comprensione.
Nell'arco di sei o sette sedute, Silvia ha compreso che la rabbia e la frustrazione che sentiva erano il frutto di aspettative irrealistiche su come pretendeva si comportasse suo marito. 
Dopo alcuni esercizi e tecniche utilizzate per risolvere a problematica in corso, Silvia ha preso consapevolezza che non poteva controllare la vita degli altri, tanto meno quella del marito  per raggiungere la propria felicità personale.
Può sembrare razionale e ovvio per alcuni tutto ciò in un primo momento, come per Silvia, molte persone ritengono che il loro benessere dipenda interamente dalle azioni compiute dagli altri nei loro confronti, ma non è così!
La svolta è arrivata quando Silvia ha deciso di fare uno "switch" interiore, una rivoluzione personale necessaria per riscoprire e amare seriamente prima di tutto sé stessa. Questo cambiamento di prospettiva ha avuto un impatto trasformativo sul suo atteggiamento, innescando un effetto a catena che ha coinvolto anche le persone intorno a lei.
Inizialmente, Silvia attribuiva il cambiamento alle persone che la circondavano, ma il lavoro fatto le  ha portato chiarezza: il vero cambiamento avveniva dentro di lei. Il lavoro su se stessa ha spazzato via pressioni, pesantezze, rabbia e frustrazione, permettendole  di riscoprire leggerezza e senso e di soddisfare i suoi bisogni con strategie nuove e non coercitive nei confronti del marito o di altre persone.
Ad esempio, quando desiderava fare una passeggiata con suo marito e lui aveva altri impegni, Silvia imparava a soddisfare il proprio bisogno di aria aperta e compagnia senza forzarlo, recandosi a passeggiare da sola o “chiedendo” (senza aspettative) ad un' amica. Tornata dalla passeggiata, invitava il marito a cena o a partecipare a un'attività che sapeva entrambi avrebbero apprezzato concordando i modi in cui stare insieme, creando così una connessione autentica basata sulla comprensione reciproca, il dialogo autentico e sull'amore incondizionato.
Il percorso di crescita personale di Silvia è un testimonianza potente del potere trasformativo del counseling e della relazione di aiuto, evidenziando come il cambiamento interiore possa riversarsi positivamente nelle dinamiche relazionali. La sua storia ci ispira a esplorare le profondità di noi stessi per costruire connessioni più autentiche e durature nelle relazioni.

Cambiare è possibile, basta fare il primo passo verso sé stessi.

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Solitudine o pace interiore?

La storia di oggi riguarda Mariarosa, (nome di fantasia) una donna di 58 anni che ha attraversato un momento storico della sua vita fatto di sofferenza e solitudine e per questo ha deciso di andare alla scoperta di sé stessa ottenendo un miglioramento della sua vita grazie ad un percorso mirato di crescita personale .

Quando mi ha contattata, Mariarosa si sentiva davvero giù di corda a causa di quella sensazione di solitudine che sembrava non abbandonarla mai, nemmeno quando era circondata da persone care che la facevano sentire inclusa e accolta nel loro gruppo famigliare e amicale.

Insieme, abbiamo iniziato a esplorare il suo mondo interiore, scoprendo che un peso fastidioso all'altezza del plesso solare, le faceva percepire una solitudine ancora più intensa.

Con delicatezza, abbiamo affrontato il significato profondo della solitudine per Mariarosa e cosa significasse per lei il “sentirsi sola” e di cosa avrebbe avuto bisogno per “non sentirsi sola”.

Nel corso dei nostri incontri, è emerso chiaramente che la sua solitudine era qualcosa di profondamente interiore, un vuoto che sembrava incolmabile non sapendo come fare a riempirlo.

Tuttavia, con il passare del tempo, Mariarosa dopo qualche colloquio mirato all' auto-consapevolezza delle sue risorse interiori, ha iniziato a concentrarsi maggiormente su se stessa, scoprendo che nel suo profondo c'era una forza che le dava sollievo.

La chiave per trovare questa forza risiedeva nel desiderio di una connessione più sottile e spirituale piuttosto che materiale.

Ha dedicato tempo ad ascoltare il suo respiro, ha inoltre creato uno spazio accogliente in casa, per ritrovarsi ogni giorno e dialogare con la sua parte più intima e per iniziare a meditare.

Abbiamo sperimentato insieme delle visualizzazioni meditative per ottenere i risultati che desiderava, in seguito Mariarosa ha continuato questa modalità meditativa anche a casa in autonomia.

Al nono incontro, Maria Rosa ha condiviso con me la sua felicità, raccontandomi che si sentiva più appagata e meno “sola”.

Mi ha raccontato che anche quando era in compagnia di altre persone, amici o familiari, provava quella profonda pace interiore che anelava e riusciva ad aprire il suo cuore e a connettersi con se stessa e gli altri, sapendo che al ritorno di ognuno a casa propria, lei non si sarebbe più sentita sola e quel vuoto iniziale si era dissolto, lasciando spazio ad un senso di pace e pienezza che mai aveva sperimentato prima.

Il suo volto era diventato raggiante, aveva abbandonato quello sguardo triste e lamentoso che lei stessa aveva riconosciuto accompagnarla da tempo immemorabile.

La storia di Mariarosa insegna che il viaggio alla ricerca di se stessi può trasformare la solitudine in un sentimento di appagamento e pace interiore se davvero si desidera uscire dal lamento e dalla frustrazione personale.

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