Ci siamo mai fermati a riflettere sulla radice dei nostri conflitti con gli altri?
È un'analisi che spesso evitiamo, immersi nelle emozioni tumultuose di un momento di tensione. Ma forse, se ci ponessimo la domanda, scopriremmo che la causa dei nostri scontri risiede in un giudizio rapido e spietato, plasmato dalla nostra personale interpretazione delle cose.
Quel giudizio, così prontamente emesso nella mente, è il seme da cui germoglia un desiderio insoddisfatto, un bisogno non riconosciuto e colmato. Da qui nasce il conflitto, che agisce come un intruso nella nostra ricerca di armonia e connessione.
Ma allora c'è speranza?
Possiamo trasformare quel giudizio, mutandolo in qualcosa di costruttivo anziché dannoso?
La risposta risiede nell'auto-esplorazione.
Iniziamo con l'osservare il nostro mondo interiore, ponendo attenzione a come nasce il pensiero rivolto agli altri. Quando ci ritroviamo ad accusare gli altri come artefici dei nostri tormenti, è il momento di fermarsi.
Facciamo un bel respiro profondo... e prendiamo le redini della nostra mente per dirigere lo sguardo verso l'interno, là dove risiedono le radici delle nostre emozioni e reazioni.
In questo atto di auto-osservazione, possiamo discernere che il mondo esterno è solo un attore nella nostra personale drammaturgia emotiva. Non si tratta di negare il dolore inflitto dagli altri, ma piuttosto di riconoscere che abbiamo il potere di scegliere come reagire ad esso.
Non si tratta di farsi illusioni o di accettare maltrattamenti, bensì di stabilire confini sani senza pretendere che gli altri cambino a nostro comando.
È un atto di autenticità e auto-consapevolezza.
Ma più la relazione è intima, più talvolta è difficile mantenersi distaccati. È qui che entra in gioco il lavoro su se stessi, una ricerca interiore che ci porta a esaminare le nostre motivazioni , i nostri condizionamenti e i nostri schemi relazionali.
Chiediamoci:
Ci stiamo caricando di responsabilità che non ci competono?
Ci aggrappiamo a relazioni tossiche per evitare la solitudine?
Cerchiamo costantemente approvazione e riconoscimento dall'esterno?
Il processo può essere complesso e talvolta richiede il sostegno di un professionista della relazione di aiuto. È fondamentale avere qualcuno che possa offrire una prospettiva neutra ed empatica, aiutandoci a esaminare i fatti con occhi diversi dai nostri e appunto senza giudizio, con accoglienza ed empatia.
In fondo, il viaggio attraverso i conflitti sia interiori che relazionali è un percorso di crescita e consapevolezza. È l'opportunità di scendere a fondo nel cuore della nostra umanità, imparando a connetterci con gli altri in modo più autentico e compassionevole.
La relazione con sé stessi e gli altri, è come un puzzle... quando hai tutti i pezzi, basta metterli al loro posto per ottenere un quadro stupendo!
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